Cos’è la displasia dell’anca nel cane?
La Displasia dell’anca deve essere considerata come un processo patologico dinamico che inizia in età giovanile e si esaurisce con la morte del paziente.
Nel momento in cui esaminiamo un soggetto displasico di fatto “apriamo una finestra” in un punto preciso dell’evoluzione della malattia.
L’esame fisico nel paziente sveglio e in anestesia, combinato con un completo studio radiografico ci consentono di effettuare la miglior valutazione e di conseguenza la miglior indicazione terapeutica.
Anamnesi
Una completa raccolta anamnestica è di fondamentale importanza.
Se consideriamo che questa patologia, pur essendo da considerarsi ad eziologia multifattoriale, è determinata da un un “fattore genetico” ereditabile si capisce che una completa indagine sulla genealogia e sulla famiglia del paziente è fondamentale.
Contemporaneamente non devono essere trascurate le “componenti ambientali” che giocano comunque un ruolo importantissimo, nel determinare l’espressione fenotipica della malattia.
Esame clinico su paziente sveglio
Nella valutazione del paziente displasico, un’attenta valutazione dinamica del paziente ci potrà dare delle informazioni fondamentali.
Esame clinico su paziente anestetizzato
Premessa la necessità di avere un’adeguato rilassamento e analgesia, la valutazione clinica del paziente anestetizzato risulta essere un passaggio indispensabile per aprire la nostra “finestra” nella evoluzione della patologia.
- Segno di Ortolani: angolo di riduzione (lassità articolare)
- Test di Bardens (lassità Articolare)
- Segno di Barlow: angolo di sublussazione (angolo DAR)
- Angolo di sublussazione
Le informazioni che otteniamo dalla valutazione clinica, congiuntamente a quelle tratte dall’esame radiografico, ci consentono ottenere la più precisa valutazione del momento patogenetico della malattia.
Evoluzione della patologia ed opzioni terapeutiche
La displasia d’anca è un processo patologico dinamico che segue, evolvendosi, il paziente per tutta la vita.
Gli stadi evolutivi patogenetici e le forme anatomo patologiche seguono un iter evolutivo prevedibile.
Volendo schematizzare i 4 punti cardine:
- lassità
- artrite
- dolore
- artrosi
se posti in relazione all’età seguono uno schema prevedibile.
In considerazione di ciò, la conclusione che possiamo trarre è che il nostro intervento terapeutico dovrà necessariamente tener conto dello stadio evolutivo, in altre parole della “finestra” in cui ci troviamo.
Da qui la necessità inderogabile di una valutazione quanto più attenta e precisa delle condizioni cliniche e anatomo-patologiche del nostro paziente.
Volendo porre in relazione le condizioni evolutive della patologia con l’età del nostro paziente, ci accorgiamo che in età giovanile vi è una quasi totale sovrapponibilità fra le varie classi di età e le opzioni terapeutiche.
Viceversa, quanto più ci avviciniamo all’età adulta, e poi a quella senile, tanto più i limiti tra una fase e l’altra si possono sfumare e sovrapporre.
Ci rendiamo però facilmente conto che vi è un momento di passaggio, tra la condizione in cui si possono adottare strategie terapeutiche di “salvataggio”, in cui le strutture funzionali dell’articolazione sono ancora conservate e una condizione “terminale-end stage” in cui i danni subiti dall’articolazione sono ormai gravi e ed irreversibili.
Un’attenta analisi ci consente di evidenziare che questo scalino patogenetico nel paziente displasico si trova in una età molto precoce.
Di seguito un elenco di opzioni terapeutiche
- Sinfisiodesi
- TPO
- Allungamento del collo femorale
- Osteotomia intertrocanterica varizzante
- Dartroplastica – acetbuloplastica
- Procedure end-stage
- Protesi totale d’anca (cementata-non cementata)
- PIN (pettinectomia, tenotomia ileopsoas, denervazione della capsula)
- Resezione della testa femorale